Ci siamo conosciute durante un’escursione, in mezzo alla natura e al silenzio rotto solo dai nostri passi e dalle risate leggere che si fanno quando si cammina senza fretta. Valentina Dionisio mi ha colpita subito: ricci ribelli, occhi chiarissimi e un’energia addosso che sembrava scuotere l’aria intorno. Una di quelle presenze che si notano, senza bisogno di dire troppo. Quel giorno parlavamo di viaggi, sport, lavoro… e tra una salita e l’altra mi racconta, quasi con timidezza, che fa la decoratrice d’interni. Ma poi aggiunge: “Tutti mi chiamano così, ma io sono nata imbianchina”. Ed è lì che capisco che dietro c’è una storia che merita di essere raccontata.
Valentina ha 24 anni, viene da una famiglia di imbianchini da tre generazioni. Il mestiere lo ha respirato fin da piccola, ma il suo primo sogno era un altro: diventare pilota. Ha studiato per volare, partecipato a concorsi per l’Aeronautica, poi un giorno tutto cambia. Lascia gli aerei, fa la barista per un periodo, finché il padre le propone di lavorare con lui. È una proposta che suona familiare, ma che si rivela rivoluzionaria.
Dopo appena un mese nel mondo dei cantieri, Valentina si innamora dei prodotti materici: paste ricche di polveri di marmo e calce che danno vita a superfici in rilievo, materiche, vibranti. La prima opera? Un bancone di un centro estetico. Era l’unico elemento ancora da decorare, e il padre le lancia la sfida: “Provaci tu”. Valentina prende in mano lo stencil, stende la materia con delicatezza, sfuma i colori. È un colpo di fulmine. Quel gesto diventa gesto creativo, gesto identitario. E quel mestiere “da uomini”, da lavoro pesante, si trasforma nel suo spazio personale, nella sua firma.
Oggi lavora spalla a spalla con il padre: lui prepara le basi, lei interviene sulle decorazioni. Ha frequentato accademie a Milano, ha fondato una ditta tutta sua, e a soli 24 anni è diventata una delle tre donne italiane ambassador Novacolor, selezionata tra dieci professionisti nel mondo. Non si è mai fermata. Né davanti alla fatica fisica, né ai pregiudizi.
“Rompi gli schemi, crea regole nuove”. Questo sembra essere il mantra silenzioso che accompagna Valentina in ogni progetto. Lavora con le mani, sì, ma anche con l’immaginazione. Ogni superficie è come una tela da interpretare: si parte da una bozza, si impasta il colore, si struttura il fondo, poi si sfuma e si decora. Il tutto guidato da sensazioni e ispirazioni. A volte lavora con gli stencil, a volte direttamente a mano. Il risultato è sempre unico. La sua cifra? “Emozioni di Calce”, il suo slogan. Perché ogni gesto, dice, è un’emozione fissata per sempre.
I suoi tatuaggi raccontano fasi della vita, fatiche e rinascite. Alcuni parlano della sorella, affetta da una disabilità, e della forza che ne ha tratto. Uno in particolare, un cuoricino verde, ricorda il traguardo da ambassador. Tutto in lei sembra fatto per raccontare: le pareti, il corpo, le parole.
Fare la decoratrice – o l’imbianchina – non è sempre facile, soprattutto al Sud. Valentina lo sa bene: “Spesso una ragazza giovane in cantiere non viene ritenuta all’altezza. È come se la mia competenza valesse di più solo perché c’è mio padre con me”. Ma la determinazione non le manca, e nemmeno la voglia di cambiare le cose. Vorrebbe un giorno trasmettere questa arte, formare altre persone e dimostrare che anche le donne sanno usare la cazzuola con grazia e potenza.
Qual è stato il lavoro che hai amato di più?
«Non ce n’è uno solo. Ogni lavoro racconta una mia emozione. Ogni cucchiaiata di calce è un passo, un’intenzione, una parte di me. Sono tutti pezzi del mio percorso.»
Qual è stata la sfida più grande?
«Riuscire a definirmi come decoratrice d’interni. Non è semplice quando per molti sei solo una ragazza che fa un lavoro pesante. Devi dimostrarlo ogni volta. La stesura dei prodotti, ad esempio, richiede forza e tecnica: sono densi, vanno stesi con movimenti precisi, servono braccia e soprattutto polso.»
Come sei diventata Ambassador Novacolor?
«Non c’è un percorso standard. Ho frequentato molti corsi, ho condiviso i miei lavori sui social, ho mostrato il mio stile. Dopo due anni intensi, mi hanno notata. E mi hanno scelto.»
Dove vuoi arrivare?
«Vorrei continuare a crescere, specializzarmi sempre di più, sperimentare. Ma anche tramandare quello che faccio, perché questo mestiere non si perda. La passione mi rende felice.»
Che messaggio lanceresti nell’ambito del progetto “IT’S A (WO)MAN’S WORLD – Stereotipi in Frantumi”?
«Di non farsi frenare dai pregiudizi. I commenti inutili ci saranno sempre, ma bisogna andare avanti, inseguire i propri sogni e fare quello che ci fa sentire vive, anche se non rientra nelle aspettative di qualcun altro.»
Valentina Dionisio non si limita a stendere colore: costruisce visioni, rompe schemi, mette al muro gli stereotipi. E lo fa con il sorriso di chi ha scelto una strada non semplice, ma profondamente sua. Sulle pareti che decora rimane la sua impronta: viva, autentica, inarrestabile.
SCOPRI LE ALTRE PROTAGONISTE DEL PROGETTO:
Canon 1DX Mark II
Canon EOS-1D X Mark II
Canon EF 24-70mm f/2.8L II
Canon EF 70-200mm f/2.8L IS II
Canon EF 50mm f/1.2L USM
Buses Stoped